
La finalità del Rito Scozzese è la formazione e diffusione di uno spirito critico, necessario ad affrontare le problematiche relative alla società in cui si vive. Tale fine si regge su alcuni pilastri: l’approfondimento dell’interpretazione dei simboli, l’esercizio della libertà di coscienza, la ricerca costante della verità e della giustizia, lo studio delle più alte problematiche che coinvolgono il futuro dell’umanità con le sue istituzioni, l’adozione di un comportamento etico responsabile anche nei confronti di coloro che devono ancora venire al mondo.
Il terreno su cui opera il Rito Scozzese è quello dei diritti e dei doveri dell’uomo, dei singoli e delle nazioni, visti in una prospettiva di armonia e benessere sociale.
E’ centrale per una parte del percorso iniziatico del Rito la vicenda hiramitica; una rielaborazione di una delle tante versioni presenti nella letteratura. La vicenda hiramitica è un racconto educativo e formativo iniziatico.
Nella vicenda, non è fondamentale affermare se la narrazione sia vera o falsa, bensì il valore iniziatico simbolico rappresentato, così come avviene per le parabole esposte nelle sacre scritture.
E’ vitale comprendere gli insegnamenti contenuti nella vicenda di Hiram per progredire ad un livello superiore di consapevolezza. E’ necessario approdare a concetti e visioni di più ampio respiro sul progresso umano e della giustizia.
C’è un salto intellettuale da fare con il l’entrata nel Rito Scozzese. L’Ordine si chiude con la comprensione della Morte e della Rinascita di Hiram, con l’identificazione dei tre cattivi compagni. Il Rito comincia con gli effetti, le conseguenze della morte di Hiram: il concetto di soglia, l’indifferenza non più accettabile, i doveri e le scelte etiche che non sono più da intendere in modo intimistico o all’interno di un piccolo gruppo umano.
I tre cattivi compagni (l’arroganza, l’ignoranza e l’ambizione) continuano a rinascere anche nelle istituzioni.
La loggia, nel Rito, diventa agorà, società, Paese, Continente, Mondo. Che senso ha, nel Rito, pensare come se ci trovassimo ancora nella loggia? A nessuno viene imposto di fare il salto dall’Ordine al Rito. Ma chi fa il salto deve sapere che ci sono discorsi e argomentazioni da Loggia e discorsi e argomentazioni da Ritto Scozzese. Se si perde di vista la diversità tra Ordine e Rito, si tenderà a dare scarso valore alla società, alle istituzioni, all’agire con giustizia ed equità delle istituzioni nazionali e internazionali e, di conseguenza, non si faranno discorsi da Rito Scozzese. Se certi argomenti che riguardano il futuro dell’uomo e delle sue istituzioni vengono apostrofati “noiosi” o non di interesse primario per la massoneria si interpreta il Rito Scozzese e la Camera di appartenenza una potenziale loggia allargata, o una potenziale setta. Certe cose bisogna dirle chiaramente.
Le critiche che spesso provengono dal mondo profano non sono il frutto della libertà di coscienza. Sono costruite e tenute al guinzaglio da interessi materiali e spirituali che assicurano equilibri personali, egoistici, conformistici.
Le vere critiche hanno a cuore l’armonia sociale, il riconoscimento dell’altro, la solidarietà verso le future generazioni.
L’obiettivo del Rito e favorire un livello più alto di coscienza sociale. Coscienza significa estendere la propria attenzione agli effetti dei propri comportamenti nel futuro non immediato. Attenzione al proprio comportamento, certo, è la prima cosa, ma la stessa attenzione deve essere posta sui comportamenti e azioni dei poteri materiali e spirituali a cui gli uomini hanno dato fiducia e credito.
Lo spirito critico deve quindi manifestarsi a tutela di coloro che sono investiti degli effetti di comportamenti, di azioni e di decisioni. Lo spirito critico si occupa dell’analisi della conseguenza delle scelte umane e delle istituzioni nel medio e lungo termine.
Il metodo del Rito Scozzese consiste nello studio delle più diverse dottrine. Consiste nella scelta ragionata, e mai definitiva, di ciò che è affine tra le diverse dottrine e provare ad armonizzarle in una nuova sintesi.
I nemici di tale metodo sono il dogmatismo e il settarismo.
Il dogmatismo è l’accettazione di un solo principio, non in base alla dimostrazione del suo fondamento, ma in base al riconoscimento di una qualche autorità divina o umana che ne costituisce la fonte rassicurante. Il dogmatismo è intransigenza sui principi, sulle teorie e su affermazioni non dimostrate, le quali respingono ogni dubbio o discussione. Il dogmatismo è l’ozio della mente. Il dogmatismo si manifesta anche quando non si ha voglia di sforzarsi di capire una tavola e si preferisce addebitare a chi la scrive l’incapacità di farsi capire o l’ignoranza dell’indirizzo filosofico personalmente gradito.
Il settarismo è la discriminazione di tendenze filosofiche, la cancellazione del pensiero diverso. Con la discriminazione del pensiero si finisce con il praticare o avvalorare la divisione tra gli uomini. Il settarismo è la coltivazione del seme della prepotenza e la volontà di appropriarsi del pensiero altrui. Si rimane sicuramente compiaciuti quando una persona fa proprio il nostro pensiero, ma bisogna porre attenzione se quest’appropriazione si traduce nell’esclusione di ogni altro pensiero diverso.
La tendenza al dogmatismo e al settarismo è in netto contrasto con la ricerca della verità e con lo spirito critico. Il tentativo di cancellare, ridicolizzare o discreditare, le visioni non condivise, allo scopo di attrarre verso la propria ideologia il maggior numero di persone, è comparabile ad un crimine contro la libertà umana.
Lo spirito settario è abbondante, più delle sette e oltre le sette. Si trova ovunque, anche in gruppi sociali estesi.
Oggi convivono nel Rito Scozzese molti indirizzi filosofici, tutti ben accolti e legittimi. E’ necessario però che ognuno faccia lo sforzo di accogliere visioni diverse e armonizzarle con la propria.
Fuori di qui ci osservano con curiosità, dubbi e molti pregiudizi. Le risposte possono venire solo dal nostro comportamento etico-sociale ricettivo e costruttivo.


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